MAGIC CHRISTMAS
(epilogo fuoristagione)

di Pia


« Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci. » (G. García Márquez, da Dell'amore e di altri demoni)
Joe aveva appena finito di leggere quella frase e aveva sentito la necessità di fermarsi a rifletterci su.
Era seduto alla scrivania della sua camera, o meglio della camera che negli ultimi mesi era diventata sua, e la sentiva sua, come sentiva suo quel posto, ma di più sentiva come posto suo la base cyborg, in Giappone, condivisa con i suoi amici e con lei. Purtroppo però le sue cazzate, enormi cazzate, gli erano costato quest’esilio, per quanto dolce e pieno di calore, ma pur sempre esilio. Era, infatti, tornato a Washington nella casa paterna, dove viveva ancora suo nonno Joe, sua zia Maggie, la piccola Sue e, tra un viaggio di lavoro e l’altro, suo zio Henry. Era tornato lì non solo per trovare un rifugio per il suo cuore ferito, ma anche per riparare a ciò che aveva fatto alla sua famiglia. Doveva un bel po’ di spiegazioni a tutti loro: se ne era andato via senza dire nulla, senza lasciare neanche due righe per spiegare o semplicemente per ringraziare per averlo accolto in famiglia! Quella che in un primo momento gli era sembrata l’unica soluzione per tenerli al sicuro dai fantasmi neri, si era rivelata in realtà una goffa mossa maldestra che aveva finito solo per ferirli. Così come aveva ferito lei. E di entrambe le cose s’era accorto nella stessa serata. Quella maledetta serata in cui lei aveva sfiorato la morte come mai prima di allora. Proprio quando lui aveva pensato di tenerla al sicuro, perché lontana da lui, l’aveva vista essere colpita e accasciarsi davanti ai suoi occhi e per lunghe, lunghissime ore aveva creduto di non rivedere più il dolce azzurro dei suoi occhi.
Ma era stato punito, ah sì se era stato punito, per quella sua sconsideratezza… Era stato praticamente cacciato via dal dottor Gilmore e non aveva potuto esserle vicino ora che era così debole e provata. L’avrebbe mai perdonato? Per tutto… le bugie, il tradimento, l’abbandono… cosa poteva fare di peggio? Le aveva fatte tutte! E anche se sapeva che lei l’aveva amato, non poteva fare a meno di chiedersi, se ora poteva ancora amarlo, se il suo amore avrebbe potuto curare tutte le sue ferite… non poteva fare a meno di chiedersi se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. O piuttosto avrebbe fatto meglio a non crederci, per non rimanere terribilmente deluso.
Sentì correre nel corridoio e subito dopo Maggie entrò spalancando la porta, senza neanche bussare.
- Joe! … (aveva il fiatone) Al telefono! …. Dal Giappone!
Joe la guardò interrogativo, non capendo la novità di quella telefonata. Jet, infatti, lo chiamava spesso per tenerlo aggiornato su tutta la situazione e su di lei.
- Jet?
- Noooo! È il dottor Gilmore!
Rispose Maggie piena di entusiasmo e speranza.
Joe si alzò di scatto e si precipitò al piano di sotto dove c’era il telefono.
- Pronto? Dottore? Tutto bene?
Disse un po’ allarmato.
- Sì, Joe, tutto bene! Non preoccuparti, non ti ho chiamato per un problema… ehmm… Come stai, ragazzo mio?
- Bene, dottore. Grazie… E lì… tutti bene?
Aveva timore a chiedere di lei al dottore, dopotutto era per quanto l’aveva fatta soffrire che il dottor Gilmore l’aveva allontanato dalla base cyborg.
- Sì… sì… stiamo tutti bene, anche Françoise si è ripresa dall’ultimo intervento. Non è ancora al 100%, ma è ormai fuori da ogni pericolo e …
Esitò.
- Joe… tra qualche giorno è Natale… che ne diresti di tornare?
“Natale! Già… Natale! Sarebbe stupendo rivederla per Natale! Oddio, avevo ormai pensato di trascorrerlo qui con la mia famiglia… credo che mio nonno ci rimarrà terribilmente male… per non parlare di Sue… quando stavo per partire per Caracas mi ha fatto una scenata che non dimenticherò più in tutta la mia vita! Ma devo rivederla! Cavolo, che le dirò? E cosa mi dirà lei? E se non volesse più saperne di me?”
- Ehmm… Sì… mi farebbe molto piacere… ma devo sistemare delle cose qui… credo che partirò tra qualche giorno…

 

Jet era in officina intento a trafficare nel motore della sua auto. Indossava dei jeans e una canotta, che era bianca quando l’aveva acquistata, ma che ormai era lurida e sporca di grasso e fuliggine.
Françoise entrò come una furia trascinando un trolley. Indossava quel vestito nero attillato che avevano comprato insieme per fare girare la testa a Joe, ma che Joe non aveva mai visto… “Peccato per lui… è uno schianto con questo vestito!”
- Jet, accompagnami in aeroporto, ti prego!
- Aeroporto?
- Sì. Joe sta per tornare e non ho nessuna intenzione di farmi trovare qui!
- Aeroporto. E dov’è che andresti?
Sbuffò. Non voleva discutere con lui. Non dopo gli ultimi mesi in cui lui si era preso cura di lei…
- Londra…
- Londra…
Posò la chiave inglese che aveva tra le mani guardando con gli occhi al cielo.
- Françoise…ma non ne avevamo già parlato?
Lei incrociò le braccia e voltò lo sguardo altrove.
- Ma dico… c’è bisogno di andare a Londra? Ho capito che quel tizio ha mostrato interesse per te più di quel deficiente di Joe, ma non è che ci voglia molto! Voglio dire… una ragazza come te, ne trova ad ogni angolo di strada di uomini disposti a scoparsela! Perché andare fino a Londra da un damerino inglese per giunta! No, guarda, capirei se volessi tornare a Parigi… da quel… come si chiamava?
- Jeròme…
- Sì Jeronimo…
- Jeròme!
- Ok! Ok! Jeròme! Jeròme! Comunque quello… sì capirei… moglie e buoi dei paesi tuoi… insomma… vecchia fiamma… mi sa che ti sposerebbe se tornassi a Parigi… ma sto tipo… Dylan… quello ti voleva solo scopare!
- E anche se fosse? E se anche io volessi solo scopare!?
Jet si passò una mano sulla fronte sporcandosi ancora di più di grasso per motori. A furia di stare con lui aveva cominciato ad esprimersi anche come lui… o almeno lo faceva con lui.
- Françoise… convivi con nove uomini… anche se Joe è un fesso non vuol dire che lo siano tutti gli altri!
Françoise lo guardò allibita.
- Ok eviterei l’infante e il dottore… alla sua età quelle pilloline blu potrebbero fargli male… e pure Punma, che da quando è tornato da Madrid è a terra e credo che neanche le pilloline blu glielo tirerebbero su… il morale.
Disse ridendo della sua faccia scandalizzata. Quel suo essere pudica lo divertiva da morire allora pensò di rincarare la dose.
- Certo peccato… lo sai cosa si dice di quelli della sua razza… ti avrebbe fatto divertire…
- Jet, per favore…
- E a proposito dei modi di dire eviterei anche Geronimo… sai la storia della proporzione inversa all’altezza e…
Disse accompagnando la frase con un gesto inequivocabile.
- Jeeeeet!
Urlò mentre diventava paonazza.
- Uhmm… magari 006 è un vero amante focoso e 007 uno molto fantasioso, ma posso capire che non tu non ti senta attratta granché, sono un po’ bruttini in effetti…
Françoise incrociò le braccia impaziente che finisse quel monologo assurdo! Jet invece era proprio divertito dalle sue reazioni.
- Albert invece credo sia davvero un bel tipo, uno tosto… affascinante, come dite voi donne quando vi volete scopare uno… certo, non sono molto sicuro che il fantasma nero gli abbia lasciato qualcosa con cui divertirsi sotto i pantaloni… non è che abbia mai controllato… ahahahahhahahhaah
Rise sonoramente e la faccia stravolta e imbarazzata di Françoise gli impediva di calmarsi.
- ok, Jet… hai finito? Non so se ci hai fatto caso, ma a questo punto resti solo tu, che non ne hai alcuna intenzione, quindi… accompagnami in aeroporto!
- E chi l’ha detto?!?!
Disse “ripulendosi” le mani con uno straccio lurido. Lei incrociò le braccia scettica e impaziente di prendere un aereo e scappare via. Jet la guardò dritta negli occhi, aveva una gran voglia di prenderla e stenderla sul cofano dell’auto e dare libero sfogo ad ogni sua fantasia. Fu un attimo e il pensiero divenne azione.
Si risvegliò sudato e agitato.
“Ma guarda che razza di sogni!… proprio ora che Joe sta per tornare… Deve essere stato quello che m’ha detto il dottor Gilmore…” Gilmore gli aveva confessato di aver sentito Joe titubante al telefono. “Che quell’idiota abbia di nuovo cambiato idea? Giuro che questa volta non resterò a guardare mentre la ferisce ancora!!! Io… io… che farò? che posso mai fare? Già, Jet, non resterai a guardare, ma che puoi mai fare? Puoi mica costringerlo ad amarla come… no, Jet. Tu non la ami.
Tu. Non. La. Ami.
Le vuoi bene… un bene dell’anima e… una botta gliela daresti… certo… ma quello non è amore… amore è un’altra cosa… amore è… magia…”

 

https://www.youtube.com/watch?v=2vjPBrBU-TM
https://www.youtube.com/watch?v=P0ViUhf7Yz4
Il dottor Gilmore voltò distratto un’altra pagina del giornale guardando verso l’alto, alzando gli occhi al cielo. Dal piano di sopra proveniva musica, anche se non era così forte da essere distinguibile, e il suono di tonfi sul pavimento. Conviveva con otto ragazzi giovani, alla musica alta ci era abituato, musica di tutti i generi, anche di quella che proprio non riusciva ad apprezzare, ma quella volta la musica scatenava in lui una preoccupazione paterna. L’ennesimo tonfo, più forte dei precedenti, lo fece scattare e richiudere il giornale.
- Albert, per favore, puoi dire a Françoise che non è il caso che si sforzi e ricordarle che è ancora debole?!
Albert gli sorrise. Si alzò e andò verso la porta.
- Certamente, dottor Gilmore.
Salendo le scale Albert cominciò a distinguere la musica che proveniva dalla camera di Françoise. Era la canzone di Sia, Chandelier. Ne aveva visto il video su youtube e capiva perfettamente perché attraesse tanto la loro amica ballerina.
L’ennesimo tonfo coprì il suono della sua mano metallica che bussava alla porta della camera di lei. Bussò di nuovo.
- Françoise, tutto bene?
La musica si interruppe. Gli aprì la porta dopo pochi minuti ansimante. Aveva l’aria felice.
- Albert! Tutto bene. Perché me lo chiedi?
Albert la guardò di sbieco.
- Mi fai entrare o mi lasci qui sulla porta?
Gli spalancò la porta. Albert entrò e si diresse verso il suo pc. In pausa era bloccato proprio il video incriminato. Albert si voltò a guardarla incrociando le braccia.
- Cosa c’è? Non posso guardare un video su youtube?
- Françoise, il dottor Gilmore mi ha chiesto di ricordarti che sei ancora debole e che non è il caso che ti sforzi.
- E tu dì al dottor Gilmore che Françoise vuole finalmente riprendere possesso del suo corpo ed ha tanta, tantissima, incontrollabile voglia di ballare!
- questo è comprensibile. ma ti sembra il caso di fare acrobazie nelle tue condizioni?
- Albert… sono un cyborg! non una ragazza normale! La mia non è una normale convalescenza!
Albert non voleva contrariarla. Sembrava così contenta di potersi esprimere nuovamente con la danza, che perfino la sua condizione di cyborg le sembrava una cosa positiva, ma c’era un ultimo particolare che voleva chiarire con lei.
- Ok, Françoise. Magari evita soltanto qualche passaggio… ma capisco che questa coreografia ti ispiri… A me non piace particolarmente questo video. A dirla tutta, sia il testo che l’ambientazione, mi sembrano un po’ inquietanti…
Françoise si ammutolì, si strinse tra le braccia e abbassò lo sguardo. Albert le si avvicinò. Le sollevò il mento con la mano.
- Sicura di stare bene?
Lo guardò negli occhi. Sospirò. Gli sorrise.
- Passerà.

Zia Maggie, il nonno e Sue si erano radunati e trepidavano per avere notizie. Entrando nel salone e vedendoli, Joe sospirò: sapeva che erano tutti ansiosi di sapere come stava Françoise e come sarebbe finita tra loro.
Quando il dottor Gilmore lo aveva allontanato dalla base cyborg, Joe si era presentato di nuovo alla porta di suo nonno con una valigia piena di scuse e di spiegazioni. Zia Maggie aveva aperto la porta e ritrovandosi di fronte quel ragazzo sperduto, quasi leggendogli nel cuore tutte le sue inquietudini, lo aveva abbracciato forte senza dire una parola.
Joe aveva dovuto spiegare loro tutto: di lavorare per un'organizzazione segreta che si occupava della sicurezza e della protezione del mondo intero; del fantasma nero, di quanto fossero pericolosi e del motivo per cui si era allontanato da loro senza dare più alcuna notizia. Poi aveva raccontato loro del dottor Gilmore, della squadra, di come fossero fuggiti dal fantasma nero e come fossero una famiglia più che dei colleghi. Infine, aveva parlato loro di lei...
Nei mesi che era stato con loro, aveva scoperto un tipo di familiarità a lui sconosciuta fino ad allora. Abituato a tenersi tutto dentro, quel mondo di confidenza e condivisione che lo circondava, lo aveva aiutato a scoprire una nuova dimensione dentro sé. E così, lui, Joe il taciturno, Joe il solitario, si era ritrovato a condividere con loro gli affanni del suo cuore. Aveva perfino spiegato loro tutto quello che era successo a Monami con Françoise e Caterina e quanto era accaduto durante la serata di gala. Erano tutti dispiaciuti per Françoise: avevano avuto modo di conoscerla quando Joe si era presentato per la prima volta alla loro porta e da subito era piaciuta a tutti loro tantissimo, al punto che il nonno aveva in ogni modo incoraggiato il nipote a farsi avanti con lei! Zia Maggie, Sue e il nonno erano tra i più caldi sostenitori di Françoise. Il nonno si era perfino proposto di andare in Giappone a parlare col dottor Gilmore a favore del nipote, ma Maggie glielo aveva impedito. Non perché pensava fosse una cattiva idea! Tutt’altro! Solo non riteneva l’anziano padre idoneo al lungo viaggio.

- Allora?
Prese la parola Maggie.
- Françoise si è ripresa dall’ultimo intervento e … il dottor Gilmore vuole che torni per Natale….
- Ma è una splendida notizia!
- Ah! bene!
Il nonno e zia Maggie erano visibilmente sollevati per la salute di Françoise, ma Sue era preoccupata per altro…
- Per Natale?! Allora non sarai qui! 
- Sue....
- Avevi detto che saresti stato qui per Natale! Non è giusto! Non voglio che tu vada!
- Sue… Joe deve andare… lo sapevamo tutti che non poteva restare per sempre...
Sue scappò via sbattendo la porta.
- Non preoccuparti, Joe, ci penso io.
Zia Maggie uscì dalla stanza lasciandolo da solo col nonno.
- E allora, grand'uomo, hai già pensato a cosa le dirai?
- Sembra assurdo dopo tutto questo tempo, ma.... No. Non so cosa dirle... E neanche se dirle altro... Quando l'ho salutata le ho detto tutto quello che provavo per lei…. E se…
- E se…?
- E se l’avessi fatta troppo grossa perché lei mi perdoni? Caterina le ha anche riferito di noi …
- Quell’arpia! Aveva capito che provavi qualcosa per lei e l’ha voluta mettere fuori gioco… ah … non lo so… non so se te la perdonerà… in effetti l’hai fatta grossa… e non era neanche la prima!
Joe si intristì… persino il nonno non usava clemenza con lui. JoeS vide il nipote abbattersi e non ebbe il cuore di inveire oltre.
- Ad ogni modo, la cosa più sbagliata che tu possa fare, è tornare e non dirle nulla! Devi pur affrontarla! Anzi, fai chiarezza nel tuo cuore e pensa a che genere di rapporto da ora in poi vuoi instaurare con lei...
- Che intendi, nonno?

 

Proprio mentre era intenta a impacchettare gli ultimi regali il suo superudito percepì qualcosa. Era un chiaro rumore di passi che incedevano verso la casa e lei quel modo di camminare lo aveva riconosciuto subito. Il cuore prese a batterle forte. Era lui? Stava tornando? Le bastò sollevare il capo e guardare oltre la parete esterna, oltre il bosco, a circa tre kilometri e lo vide. Era lui. Il cuore prese a battere così forte che il fiato non gli stava dietro.
L'emozione era così forte e lei ancora così debole che la combinazione di questi due elementi la fece sentire male. Le girava forte la testa e le ginocchia le stavano cedendo. Cominciò a impallidire.
- Françoise... Stai bene? Sei pallida da spavento!
Punma era con lei in soggiorno intento anche lui a riporre i regali sotto il grande albero che avevano addobbato e che dava fragranza a tutta la casa. Si era accorto subito che qualcosa non andava. Françoise si era ripresa, sì. Ma ancora destava preoccupazione nei suoi compagni.
- Soltanto un capogiro. Ho bisogno di stendermi un po'...
Non gli disse che Joe stava tornando, non voleva che sapesse che era quella la causa del suo turbamento.
- Vado a prenderti un bicchier d'acqua!
Scappò dopo aver aiutato Françoise a stendersi sul divano. Distesa, ascoltò ancora i suoi passi. Sembrava avere fretta di arrivare... Dopo tutto il tempo che era stato fuori, ora aveva fretta di arrivare... Françoise si infastidì a quel pensiero. Poi si fece forza e si rialzò. Non voleva farsi trovare in quello stato. Punma arrivò con il bicchier d'acqua e il dottor Gilmore al seguito.
- Françoise, come ti senti? Mi ero raccomandato che tu non ti sforzassi troppo! Non devi strafare! Sei ancora convalescente!
- Va tutto bene... È stato solo un capogiro... Ora sto già meglio...
- Sei ancora pallida!
- Ma sto bene!
- Aaaah è inutile parlare a voi ragazzi! Fate sempre di testa vostra!
Françoise sorrise al dottore che se ne andò col piglio di chi era un po' offeso e un po' sollevato.
- Non c'era bisogno di allarmare il dottor Gilmore!
- Forse, ma il dottore ha ragione: sei ancora debole, non dovresti sforzarti.

Geronimo era fuori intento a spaccare legna quando qualcosa nel vento attirò la sua attenzione.
Quando vide Joe da lontano, spuntare tra gli alberi del bosco che circondava e nascondeva la casa, posò l'ascia e gli andò incontro.
- Joe! Bentornato! É bello riaverti finalmente a casa!
- Grazie, Geronimo! È bello ritrovarvi!
Si strinsero la mano. I ragazzi gli erano mancati tutti e non vedeva l'ora di salutarli.
- Françoise è in casa, sta impacchettando regali per tutti.
Joe gli sorrise, Geronimo aveva sempre saputo leggere nel suo cuore forse anche meglio di lui stesso ed aveva da sempre parteggiato per loro discretamente.
Si diresse verso casa. Bussò col cuore in gola. Si avvicinava sempre più a lei.

Françoise aveva ripreso a impacchettare sotto la supervisione di Punma che l’aiutava con i pacchi più pesanti. Aveva sentito tutto, ma decise di non precipitarsi alla porta né dire nulla a Punma. Chissà se sarebbe venuto da lei come prima cosa così come gli aveva suggerito Geronimo.
Il suono del campanello li raggiunse in soggiorno.
- Vado io.
Ignaro, Punma si propose di andare ad aprire.

- Joeeeee! Che sorpresa!
Punma era visibilmente felice. Abbracciò forte l'amico.
- Vorrei ancora ringraziarti per essere venuto in Sud America per me...
- È stato un piacere! Piuttosto.... Jet mi ha detto che sei andato a Madrid e l'hai rivista… Mi dispiace... Trovo incredibile come sia finita tra voi...
- Non pensare a me, Joe... Sapevamo entrambi che non poteva durare... Solo... Non mi aspettavo finisse così... Tu, piuttosto… come stai? Lei è di sopra, in soggiorno… Non credo ti abbia sentito arrivare… è ancora molto debole…
Joe gli sorrise, tutti gli parlavano di lei… Tutti aspettavano il loro incontro… La cosa lo caricava di ansie.

 

Joe riuscì a stento a mettere piede sul primo scalino della scala che portava al piano superiore che la voce di Albert attirò la sua attenzione.
- Joe! Sei tu?
Joe si voltò verso di lui e gli sorrise.
- Bentornato, amico! Non sapevo che tornassi proprio oggi! Pensavo non ce la facessi a venire per Natale. Jet mi aveva detto che avevi avuto difficoltà a trovare i biglietti aereo...
- Non sarei mai mancato! Ho dovuto fare il giro del mondo al rovescio ed ho rischiato di passare la vigilia di Natale nell’aeroporto di Bangkok! Non ho potuto avvisare nessuno perché mi hanno trovato un posto su un volo cinque minuti prima del decollo!
- Saremmo potuti venire noi a prenderti col Dolphin a Bangkok... Certo non ce l'avremmo fatta per stasera... Ci saremmo saltati tutti la cena della vigilia...
Joe scosse la testa.
- Avevo troppa voglia di tornare a casa...
Gli disse nascondendo lo sguardo sotto il ciuffo. Albert gli poggiò la mano sulla spalla e lo scrutò.  Poi con sua grande sorpresa aggiunse:
- Françoise è ancora molto debole... Non può sostenere i ritmi di un ragazzo forte come te... Perciò, amico, vacci piano con lei!
Joe strabuzzò gli occhi. Scrollò la testa.
- Non credo di aver capito cosa vuoi dirmi, Albert!
- Ah ahahaha! Che faccia che hai fatto!
Gli diede una pacca forte sulla spalla, gli fece cenno col pollice in su e si allontanò.
Joe era frastornato da tutte quelle attenzioni verso di lui e Françoise. Chissà se lei aveva chiesto di lui durante tutto quel tempo? Chissà se lei aveva parlato con gli altri di lui e di quanto le aveva detto prima di partire? Chissà se aveva pensato a lui costantemente così come lui aveva fatto con lei o si stava solamente sopravvalutando? Risalì le scale col cuore in gola, gli sembrava di riuscire già a sentire il suo profumo.

Aveva sentito tutto quello che Punma e Albert gli avevano detto ed anche il suo cuore battergli forte mentre saliva le scale. Era vero che lì per lei o stava solamente sopravvalutandosi? Quando se ne era andato, ci aveva tenuto a dirle che quanto lei fosse importante per lui... ma ... tutti loro erano importanti per lui! Lei era particolare?

La porta del soggiorno era aperta. Joe la vide: era in piedi, gli dava le spalle e trafficava sul tavolo tutta presa con nastri e rametti di vischio che usava per decorare pacchetti. Indugiò a guardare i suoi lunghi capelli biondi.
- Ce n’è uno anche per me?
Lei alzò la testa senza voltarsi.
- No, per te solo carbone!
Si voltò e gli sorrise con un finto piglio di rimprovero. Era stupenda, anche se non l'aveva mai vista così magra. Gli si strinse il cuore al pensiero di quanto aveva dovuto soffrire!
- Françoise...
Le si avvicinò. Tese la mano verso di lei, le accarezzò dolcemente il viso.
- Sei così magra...

"Cioè... Torni dopo mesi e la prima cosa che mi dici è: <<Sei così magra?!?!>> Scherziamo?”
- Beh neanche tu sei esattamente uno splendore! Hai l'aria stanca e i tuoi capelli hanno bisogno di una spuntatina!
Joe fece una strana espressione.
"Perché ho reagito così? Neanche l'ho salutato..."

"Ecco: sono appena tornato e l'unica cosa che sono riuscito a dirle l’ha offesa... Ma non devo perdere di vista ciò che devo dirle!"
- Françoise... io... volevo dirti...
- Joooooooooooooeeeeeeee! Vecchia canaglia! Perché non mi hai avvisato! Sarei venuto a prenderti all'aeroporto!
Jet aveva fatto irruzione nella stanza e aveva preso a stringere Joe, felice di rivederlo finalmente a casa.
- Sono... sono appena arrivato...
- Joeeeee!
- Joe! Bentornato!
Anche Bretagna e Chang si erano uniti al comitato di benvenuto, abbracciandolo e salutandolo.
- Vado subito a preparare una cena speciale in tuo onore! Il tuo ritorno va festeggiato come si deve! Bret, vieni ad aiutarmi!
- Agli ordini, capo!
- Fai poco lo spiritoso! Non pretenderai che faccia tutto da solo!? É la vigilia di Natale, non la voglio passare da solo ai fornelli!
- Ok ok! Arrivo! Perché proprio io poi?! Perché non Jet?
- A Jet manca il collegamento papille gustative-cervello.
- Che cosa vuoi dire, Chang? Sta insinuando che sono incapace di cucinare?!?!
- Peggio! Non sei capace neanche ad apprezzare il buon cibo, figuriamoci a prepararlo!
Françoise approfittò di quel siparietto per sgattaiolare via. Quella confusione la inquietava e sentì la necessità di allontanarsene.
Joe la seguì con lo sguardo e cercò di congedarsi da loro per seguirla, ma appena varcò la porta del soggiorno il suo cellulare prese a squillare.

- Pronto?
- Joe! Aspettavo la tua telefonata!
Françoise sentì a distanza la voce di una donna giovanissima parlare al telefono con Joe.
- Tesoro, sono appena arrivato... Ti avrei chiamata tra poco...
- Ma a Françoise l’hai detto di capodanno?
- Non ancora…
- Ma Joe! Ricordati che me l’hai promesso!
- Lo so… lo so… tranquilla, in ogni caso sarò di ritorno per fine anno! Ti ho promesso che sarei tornato e lo farò!
- Uhm…
- Dai, ti prego, non tenermi il broncio! Ora devo andare! Ti richiamo!

“E così riparti? Torni da “tesoro”! Brutto stronzo che non sei altro! Ed io che mi ero illusa che fossi cambiato! S’è fatto una nuova amichetta chissà dove … ed ora viene qui per dirmelo! IO TI ODIO, JOE SHIMAMURA! TI ODIOOO! Ma non avrai la soddisfazione di vedermi piangere! NO! MAI!”
Françoise si chiuse nel bagno della sua camera a piangere. Singhiozzava, ma non voleva che nessuno la sentisse.
TOC TOC
Stava bussando alla sua camera. Trattenne il fiato per non farsi sentire, non lo voleva vedere, non in quel momento. Doveva prima riprendersi e poi l’avrebbe affrontato.

Aveva bussato alla sua porta, ma poiché non rispondeva, decise di entrare comunque.
- Françoise?
Non c’era nessuno in camera sua. Sospirò, voleva parlarle. In privato. Andò a cercarla altrove.

Françoise lo seguì con la sua supervista e lo vide dirigersi verso il laboratorio del dottor Gilmore. Decise di uscire dalla sua stanza. Sarebbe andata in cucina, aveva bisogno di qualcosa di forte che la aiutasse ad affrontarlo e, perché no?, a dirgliene quattro.
In cucina Chang e Bretagna litigavano per la presentazione del cibo nei piatti.
- Sei sempre il solito superficiale! A tavola anche l’occhio vuole la sua parte!!
Ah Françoise! Dillo anche tu a questa testa di rapa! In giappone ci tengono molto alla presentazione del cibo!
- E che c’entro io col Giappone? La cucina francese è la migliore al mondo, non questa robaccia giapponese!
I suoi amici si guardarono perplessi.
- Ma ti è sempre piaciuta la cucina Giapponese…
- E non solo quella del Giappone… ihihih
- Non so a cosa ti riferisca!
Rispose alterata.
Chang e Bretagna si guardarono l’un l’altro di nuovo.
- Fran… è successo qualcosa… con Joe…
- Assolutamente niente! È solo che non vedo perché gli vengano riservati tanti onori… Ho anch’io nostalgia di casa… voglio… voglio del cibo francese e… e dello champagne! Sì! Dello champagne!
Di nuovo Chang e Bret si guardarono e poi la seguirono con lo sguardo mentre cercava qualcosa in cucina.
- Fran, il dottor Gilmore mi pare ti abbia sconsigliato di bere… non ancora… mi pare che abbia detto…
- Il dottor Gilmore esagera! Ma dove diavolo tenete gli alcolici in questa casa?!?
- Beh abbiamo del sakè …
- Blea! Se la beva il giapponese quella robaccia! Io voglio champagne francese!
- Françoise… sicura di stare bene?
- Sto benissimo!
- Non credo che abbiamo champagne in casa…
Françoise li guardò furiosa. Decise di uscire.
- Dove vai, Françoise?
- A comprare champagne, torno per cena!

- Jet, hai visto Françoise?
- No, credevo fosse con te. Te la sei già persa?
Joe sbuffò. L’aveva cercata dappertutto in casa e infine era uscito fuori in giardino, dove aveva trovato Jet che usava i suoi razzi per decorare con lucine colorate l’esterno della casa.
- Che stai facendo?
- Non lo vedi, amico? Festeggiamo Natale!
- Jet… cosa ti sfugge del concetto di “base segreta”!?
- A te cosa sfugge del concetto di “atmosfera natalizia”?!

Quando varcò la soglia di casa trovò Joe in giardino che parlva con Jet che era in volo sulla casa.
Fu un attimo, bastò spostare il peso da un piede all'altro per guardare nella sua stessa direzione, complice uno scalino ghiacciato, che sentì perdere l’equilibrio e cadere all’indietro.
Ma un abbraccio forte la trattenne, impedendole di rovinare a terra. Si aggrappò a lui e ne respirò forte il profumo, così dolce, così maschile, così sensuale. Aveva usato la sua supervelocità per impedirle di scivolare.
- Tutto bene?
Le chiese. Erano così vicini. Aggrappati l’uno all’altra. Desiderosi l’uno dell’altra.
- Ehi voi due!
Jet attirò la loro attenzione.
- Siete sotto il viiiiiischiooooo.
Disse canzonandoli. Entrambi guardarono sopra di loro. Sistemata sull’arcata d’ingresso, c’era una ghirlanda di vischio, proprio sulle loro teste.

 

Françoise era seduta al bancone del bar ipnotizzata dal vortice di bollicine che risalivano dal fondo del flute di champagne che aveva di fronte, quando partì la musica che sembrò smuoverla. Riconobbe subito quell'arpeggio al piano. Alzò gli occhi al cielo: qualcuno lassù doveva avercela con lei. Oh quanto la sentiva maledettamente sua quella canzone adesso!

https://www.youtube.com/watch?v=8YlnhtXo0Tk
At first I was afraid, I was petrified (All’inizio avevo paura, ero pietrificata)
Kept thinking I could never live without you by my side (continuavo a pensare che non avrei potuto vivere senza di te al mio fianco)
But then I spent so many nights thinking how you did me wrong (ma poi ho passato cosi tante notti pensando a quanto ti eri comportato male con me)
And I grew strong  and I learned how to get along (E sono cresciuta forte, ho imparato ad andare avanti)
And so you're back from outer space (e così sei tornato, dallo spazio esterno…)

“Già sei tornato... Chissà dove sei stato, maledetto…"

I just walked in to find you here with that sad look upon your face (sono semplicemente entrata e ti ho trovato qui con quello sguardo triste sul tuo viso)

“Sì, la tua faccia triste... Sei proprio tu! Vorrei toglierti quel l'espressione triste a suon di schiaffi…"

I should have changed that stupid lock, I should have made you leave your key (avrei dovuto cambiare quella stupida serratura avrei dovuto farti lasciare le chiavi)

“Magari potessi... Magari fosse così semplice!”

If I'd known for just one second you'd be back to bother me (se avessi saputo anche solo per un secondo che saresti tornato a darmi fastidio)

“Invece io lo sapevo... Sapevo che saresti tornato prima o poi... Solo non immaginavo... Non credevo .... E invece... Siamo alle solite!”

Go on now, go, walk out the door
Just turn around now
'Cause you're not welcome anymore
(Và, adesso và via, esci dalla porta
và a farti un giro perchè non sei più il benvenuto qui)

“Già! you're not welcome anymore! Vattene!”

Weren't you the one who tried to hurt me with goodbye
Do you think I'd crumble
Did you think I'd lay down and die?
(non eri tu quello che ha cercato di ferirmi con un addio?
pensavi che sarei crollata? pensavi che mi sarei buttata giù e sarei morta?)

Oh no, not I, I will survive
Oh, as long as I know how to love, I know I'll stay alive
I've got all my life to live
And I've got all my love to give and I'll survive
I will survive, hey, hey
(oh no, non io! sopravviverò
oh finché saprò come si ama so che resterò viva
ho tutta la mia vita da vivere, ho tutto il mio amore da dare
e sopravviverò, sopravviverò… Hey, Hey!)

Intorno a lei, quella canzone aveva suscitato ben altre reazioni: in quel locale c’era aria di festa, di goliardia e tutti i ragazzi, ragazzi giovani come lei, avevano preso a ballare esultando a quelle note ritmiche tipiche della disco-music. Avrebbe ballato anche lei in un’altra occasione, se avesse avuto un altro spirito, ma in quel momento sentiva un po’ di invidia per quella spensieratezza che la circondava. Bevve dal flute di botto.
“Sabler le champagne? C'est le boire d'un trait. Sauvages!”
(“Ripulire lo champagne? é bere di colpo. Selvaggi!” è un modo di dire francese, che viene in mente a Françoise)
Quasi immediatamente sentì girare la testa e un colpo di caldo e di euforia s’impossessò di lei. Avrebbe dovuto immaginarselo: non beveva alcolici da tanto tempo e in questi casi l’organismo è impreparato. Il dottor Gilmore aveva ragione, non avrebbe dovuto bere.
Sbuffò.
“Chissà perché le mamme hanno sempre ragione!”
Attirò l’attenzione del barman e gli fece cenno di portargliene un altro.
“Incoerenza portami via!”
Si voltò a guardare le sue coetanee ballare scatenate e un gruppo di ragazzi brindare al Natale. Le ragazze vestivano scollatissime, mentre lei soffriva il caldo per quel pull dolcevita. Ci pensò su: tutto sommato la canotta che indossava sotto il maglione non era molto dissimile da quelle indossate dalle ragazze scatenate. E poi chi avrebbe fatto caso a lei? Tolse il maglione, trovando subito ristoro nel fresco che sentì.

- Su, Atasuke, non fare così! lo sai che per una porta che si chiude…
- Eiko non mi degna di uno sguardo, mentre io muoio per lei!
- Atasuke, Eiko è in un periodo difficile, i suoi hanno appena divorziato…
- Ma con te ci parla! E si confida pure!
- Non sono interessato ad Eiko, lo sai! Non ti farei mai una scorrettezza del genere! Ma tu dovresti guardarti un po’ in giro… Ci sono tante ragazze che vorrebbero stare con un bravo ragazzo come te…
- Parli bene tu, Matsuo, le ragazze cadono direttamente ai tuoi piedi, senza neanche che ci provi!
- Ma che dici, Atasuke! Vuoi che non abbia preso anch’io i miei due di picche??
Atasuke lo guardò irritato e sarcastico.
- Non è mai successo e lo sai. Sei alto e bello, ci stanno tutte! Io invece… guardami! sono grassoccio e non mi guardano neanche!
- Atasuke, come faccio a farti capire che non è un problema di bellezza ma di approccio? Ok… la vedi quella ragazza? La straniera, lì, che siede triste al bancone…
- Non avresti alcun problema…
- Non vedi la sua espressione? Non vuole che nessuno la infastidisca!
- Come fai a dirlo? Io scommetto che se vai lì e le offri da bere, ti seguirà in pista e poi … a casa…
- Ok, scommettiamo che appena mi avvicino, non mi fa neanche aprire bocca che mi manda via?
- 10000yen!
- Li hai persi!
- Vedremo!
Françoise aveva sentito tutto e capito benissimo.

- Ma che le hai fatto? ... Cioè, intendo ora…
Joe guardò Jet di sbieco.
- Era così ansiosa per il tuo ritorno, non capisco perché abbia reagito così! Devi averle fatto qualcosa adesso!! E sei un vero campione! Da quanto sei tornato? Venti minuti? Sei già riuscito a farla arrabbiare!
- Credimi, Jet, sul serio… Non lo so… Le ho solo detto che la trovavo magra…
- Non può essere questo! Le avessi detto che la trovavi grassa, avrei capito…
- Forse... non è per quello che ho fatto adesso...
Joe era addolorato e si sentiva perso. I suoi incubi erano diventati realtà: era riuscito ad allontanare da sé l'unica persona che da sempre aveva riposto in lui una fiducia incondizionata.
- Purtroppo sei vittima di uno spiacevole equivoco, Joe!
- Ivan!
Esclamò sorpreso di ritrovarselo davanti.
- Quale equivoco?
- Françoise ha ascoltato la tua telefonata con Sue.
- E cosa c'è da equivocare?
- Chi è Sue ora?
Intervenne Jet esasperato. Joe lo guardò interdetto credendo che tutti conoscessero Sue, la sua cuginetta.
- Ecco appunto...
Sottolineò Ivan.
- Ma cosa c'entra? Ho solo detto che sarei tornato ... da lei per fine anno... Merda! L'ho anche chiamata tesoro.
- Coooooosa?! Si può sapere chi è questo tesoro da cui devi ritornare per fine anno? Insomma voglio dire sei appena arrivato e già pensi di scappare da qualcun'altra? Lo credo bene che si è comportata così! Al suo posto ti avrei già spaccato la faccia! Anzi, non è escluso che io lo faccia comunque!
Joe portò istintivamente la mano tra i capelli.
- Che casino…
- Allora? Chi diamine è SUE?
- è la sua cuginetta, Jet! Stai calmo!
Intervenne Ivan, Joe era frastornato.
- Cuginetta? La bambina rapita da quegli storditi di Lao e co? Come ha fatto Fran a ingelosirsi di una bambina?
- Se i miei calcoli sono esatti adesso Sue ha tredici anni, non ha più una voce da bambina, ma quella di una ragazza molto giovane.
Joe era in preda al panico.
- Come faccio adesso?!
- Niente panico, Joe. Basterà spiegare l’equivoco… Se vuoi, posso farlo io per te…
Joe guardò Ivan, non gli sembrava vero di parlare con la stessa persona che lo aveva minacciato l’ultima volta che si erano visti. Lo guardò pieno di tenerezza… Se Ivan aveva ora clemenza di lui, allora c’era speranza che anche Françoise lo potesse perdonare… per l’ennesima volta…
- Ivan… Ti ringrazio… cercherò di cavarmela… ma ti sono molto grato per la tua offerta…
- Allora che aspetti, su! Valla a cercare!
Lo invitò Jet. Joe annuì e si apprestò ad allontanarsi.
- Joe…
Lo richiamò Ivan.
- Volevo dirti che… sono contento che tu sia tornato!
- Anche io Ivan, anche io! E soprattutto di avervi ritrovati tutti!

 

- Ehi aspetta! Hai dimenticato questo!
Françoise era appena uscita dal locale e una voce aveva attirato la sua attenzione. Si voltò, era Matsuo, il ragazzo che aveva goffamente provato ad abbordarla per mostrare al suo amico Atasuke che anche lui prendeva i suoi due di picche. Aveva il suo pull a dolce vita tra le mani. Lo aveva evidentemente lasciato sul suo sedile del bar.
- Grazie!
Matsuo le si avvicinò per porglielo. Era vero che era un bel ragazzo, era alto e dall’aspetto distinto. Françoise non dubitava del fatto che avesse successo con le donne.
- Spero solo che tu non abbia davvero preso quei soldi al tuo amico…
Gli disse sorprendendolo.
- Allora avevi ascoltato la nostra conversazione? Complimenti per l’udito! Sono veramente impressionato, e non solo per quello…
- Che intendi?
- Intendo che sei stata gentile ad aiutarmi… Il mio amico Atasuke ne aveva bisogno… Sono io a doverti ringraziare!
Françoise pensò che il suo successo con le donne dipendeva anche dalle sue belle maniere e che anche in quello aveva ragione sul suo amico.
Prese il pull dalle sue mani, ma in quel momento un forte capogiro la fece vacillare sulle sue gambe. Matsuo l’aiutò a reggersi.
- Ehi, tutto bene? Non avrai bevuto troppo?
- No… Non credo… è solo che sono convalescente e non avrei dovuto bere affatto… ma sto bene! Io devo… devo tornare a casa…
- Ok allora, chiama qualcuno che ti venga a prendere… Ti farò compagnia finché non arrivano.
- Figuriamoci! Non mi sogno di chiamare proprio nessuno!
Disse con fin troppa enfasi per non attirare l’attenzione di Matsuo.
- Allora ti accompagno io, ho la macchina qui vicino.
Françoise lo guardò di sbieco.
- Sul serio… non puoi guidare in queste condizioni!
- Chiamerò un taxi.
- Stai scherzando? è la vigilia di Natale e non siamo mica al centro di Tokyo. Non verrà nessuno a quest’ora… ma se vuoi provare, aspetterò qui con te.
Françoise chiamò il taxi, ma la receptionist al telefono le annunciò un’ora e dieci minuti di attesa… non ce l’avrebbe mai fatta per la cena di Natale… Non poteva fare questo ai suoi amici… non se lo meritavano loro...
- Un’ora e dieci di attesa…
- Ah be’… pensavo peggio.
Commentò Matsuo sfoderando un sorriso più che seducente.
“Ok… sono un cyborg… cosa potrà mai farmi?”
- Ok … accetto il tuo passaggio…

 

Françoise si sentì una stupida in macchina. Come le era venuto in mente di farsi accompagnare? E se fosse stato un agente dei fantasmi neri? Lo stava conducendo alla loro base segreta!
Si voltò verso di lui e con una rapida scansione si accertò che non fosse un cyborg.
- Accidenti! Mi hai fatto una scansione ai raggi x!
- Co-cosa?
Françoise non aveva colto l’ironia della sua affermazione. Matsuo provò a tranquillizzarla.
- Ascolta, non sono uno stupratore seriale. Ecco il mio biglietto da visita.
Prese un biglietto dal taschino interno e glielo porse.
- Così domani potrai inviarmi dei fiori per ringraziarmi… o chiamarmi per un aperitivo… se ti va.
Françoise lesse l'indirizzo sul biglietto "Matsuo Kajikawa Santa's toys co. Admin 0045xxxxxxxx"
- Ti occupi di giocattoli? Un bel da fare in questi giorni allora!
- Puoi ben dirlo! Anche se io più che altro mi occupo della parte amministrativa ed è un vero macello con le consegne e il rientro delle fatture di questo periodo. Sai abbiamo clienti in tutto il mondo e i ritardi amministrativi durano per giorni anche dopo Natale.
Parlando di ritardi Françoise guardò d'istinto l'orologio che portava al polso: 18:45.
- Scusami ti sto annoiando.
- No scusami, ma non volevo fare così tardi, i miei amici mi staranno aspettando, saranno preoccupati.
- Uhmm... sei una tipa strana, sai?
- Perché?
- Prima dici che non vuoi chiamare nessuno e poi ti preoccupi di non fare tardi...
- È che ... c'è una persona in particolare che vorrei evitare... ma non potrei comunque... è tornato apposta per Natale...
- E questo ti rende così triste? Di solito a Natale si sta con le persone care... Se è tornato per Natale vuol dire che gli sei cara...
Françoise sospirò.
- È tornato apposta per dirmi che sta con un'altra!
- Coooosa? Mio Dio! Per questo sei così giù! Poteva almeno aspettare dopo Natale e lasciarti festeggiare in pace con i tuoi cari!
- In realtà... non me l'ha ancora detto....
- E come fai a saperlo allora?
- Ho ... ho ascoltato una sua conversazione al telefono!
- Ahia! Brutta storia! Lo sai che non sono cose che si fanno? Anche perché potresti aver frainteso...
Françoise si sentì di colpo in difficoltà. Matsuo aveva ragione, non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione.
- Lo so che il tuo super udito ti dà accesso a molte conversazioni anche in maniera inconsapevole, ma questo non ti giustifica.
Françoise fu dapprima sorpresa per quell'affermazione, ma poi si ricordò di avergli rivelato di avere ascoltato la sua conversazione con Atasuke.
- Io dico che dovresti dargli la possibilità di spiegarsi.
- Vorrei tanto sbagliarmi. Sarebbe un bel regalo di Natale.
Matsuo sorrise.
- Lo hai meritato? Sei stata buona quest'anno?
- Non lo so... Certo non avrei dovuto ascoltare una conversazione privata… E sono stata gelosa ed anche … invidiosa…
- Visto che sei pentita, sono sicuro che Babbo Natale ti porterà proprio ciò che più desideri.
Françoise rise.
- Cos’è? Non credi nella magia del Natale?
Françoise guardò nella direzione di Matsuo e poi oltre, fuori dal suo finestrino. Erano fermi al semaforo e vide Joe in auto svoltare un isolato più lontano. D’istinto scese dalla macchina e gli andò incontro.

- Joe!
- Françoise!
Joe accostò in malo modo e scese di corsa dall'auto.
- Che ci fai qui?
- Ero in giro a cercarti. Devo parlarti, c'è stato un terribile equivoco. Io ero al telefono con Sue...
- Sue? La tua cuginetta? È... è lì che vuoi tornare per fine anno? In America, dai tuoi parenti?
- Si... è lì che sono stato tutto questo tempo...
- Ma tu... non volevi più rivederli! Volevi tenerli al sicuro... lontano da te...
- Ho cambiato idea. Ho cambiato idea su tante cose… E vorrei che tu venissi con me…
Françoise lo guardò soppesando bene le sue parole, non essendo sicura di cosa intendesse, ma mentre rifletteva, Joe si mise in ginocchio di fronte a lei lasciandola di stucco.
- Françoise, pardonne moi! Pour tous qui je t'ai fait! (Françoise, perdonami! Per tutto quello che t’ho fatto!)
- Perché parli francese adesso?
- Parce que je veux parler à ton cœur! (Perchè voglio parlare al tuo cuore!)
Françoise si ammutolì.
- Moi, je t'aime Françoise! Je n'aime que toi! Je t'aime plus que même ma vie! (Io ti amo, Françoise! Non amo che te! Ti amo più della mia stessa vita!)
Françoise non gli resistette: gli buttò le braccia al collo piangendo.
Joe si risollevò, tenendola ben stretta e sollevandola con lui.
- Perdonami! Perdonami tu! Non dovevo ascoltare, nè giudicare così in fretta!
Gli disse singhiozzando. Joe si rese conto di quanto fosse fuori di sé e si ricordò di quanto gli aveva detto il dottore prima di partire. Probabilmente, Françoise era in uno stato emotivo burrascoso ed era suo dovere aiutarla a superare quel momento aspettando i suoi tempi.
- Va bene, va tutto bene. È tutto passato. Tu stai bene ed io sono tornato.
Le disse accarezzandole i capelli per calmarla.
- Dimmi solo che c'è una possibilità che tu mi perdoni e che io riesca a farti dimenticare tutte le brutte cose che ci sono accadute. Ed io m’impegnerò a riconquistarti, a riconquistare il tuo amore! Te lo giuro, Françoise!
- Io ti amo Joe. Ti ho amato dal primo giorno che ti ho incontrato e non ho mai smesso di farlo.
Al culmine della felicità, Joe non rispose di sé e la strinse forte e la baciò senza tenere conto della raccomandazione di Albert. E la baciò ancora. E ancora. E ancora.
Il suono di un clacson li interruppe.
- Ehi vacci piano, Joe, ricorda che è convalescente!
Matsuo salutò con la mano e andò via.
Françoise rispose al suo saluto sorridendo felice: aveva avuto il suo speciale regalo di Natale.
- Chi era?
Françoise sorrise.
- Solo una persona gentile.
Poi ci pensò su.
- …ma io non gli ho detto il tuo nome...
Si rese conto di aver perso il biglietto da visita scendendo dall’auto. Sfruttò la sua super vista e lesse la targa dell’auto ormai lontana: XM4S25.

 

© 07/08/ 2015

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